Storia
Dalla mezzadria alla Dimora del Partigiano: il fascino di Borgo Sant'Ercolano
Ai tempi della mezzadria, questa proprietà veniva affidata alle famiglie contadine che lavoravano la terra. Nell’abitazione principale vivevano i proprietari terrieri, mentre una parte della struttura era destinata alla stalla e un’altra al fienile. Le famiglie erano numerose e la casa padronale, con il suo grande camino, rappresentava il cuore della vita comunitaria: qui ci si riuniva la sera per condividere racconti, confrontarsi sulle difficoltà quotidiane e permettere ai bambini di giocare insieme.
Intorno alla casa principale sorgevano altre piccole costruzioni, abitate da coloro che svolgevano i mestieri essenziali per la vita della comunità, spesso composta da un unico nucleo familiare allargato. Ogni persona aveva un ruolo ben preciso, fondamentale per il benessere di tutti.
Lo stalliere era responsabile della cura degli animali, sia da cortile che da lavoro, indispensabili per la sopravvivenza e per il lavoro nei campi. Il mugnaio si occupava di macinare il grano e il granturco, producendo farina sia per gli animali che per il pane quotidiano, cotto nel grande forno a legna. I boscaioli, invece, si spostavano in base alle necessità di taglio degli alberi: a loro veniva offerta una dimora temporanea, dove potevano soggiornare per il tempo necessario al lavoro. Dal legname si ricavava carbone grazie alle carbonaie, gestite dal carbonaio, il quale sovrintendeva all’intero processo di produzione.
Le vigne fornivano l’uva per la produzione del vino, mentre alcuni grappoli venivano essiccati per dar vita al Vin Santo. Nelle case coloniche non mancava mai un cantiniere, responsabile della conservazione del vino nelle botti e della produzione dell’aceto. Solitamente, la cantina si trovava in un’ala della casa padronale, mantenendo al fresco i prodotti della terra.
Sant’Ercolano, situato in un’area collinare, è circondato da boschi misti, tra cui castagneti ancora oggi presenti. Le castagne, oltre a essere utilizzate per l’alimentazione dei maiali, venivano trasformate in farina per la preparazione di polente, dolci e pasta. Il processo di essiccazione avveniva nel seccatoio, alimentato a fuoco lento per almeno 40 giorni.
A coordinare le attività della comunità era il fattore, spesso il membro più anziano della famiglia padronale. A lui spettava il compito di gestire le risorse, supervisionare il lavoro e garantire il sostentamento di chiunque passasse per la tenuta. I viandanti, infatti, venivano accolti e ripagavano l’ospitalità con il loro lavoro.
La strada che conduce a Sant’Ercolano è stata testimone di uno dei momenti più tragici della storia locale: l’eccidio del 29 giugno 1944, quando i nazisti uccisero 244 civili, tra cui numerosi partigiani. Per onorare la loro memoria, uno dei casali del borgo porta oggi il nome La Dimora del Partigiano.
Oggi, Borgo Sant’Ercolano è un luogo sospeso tra passato e presente: un’antica locanda di campagna trasformata in abitazione e agriturismo di charme. Qui, chi sa apprezzare la storia e il valore della terra può riscoprire l’antica cultura del buon vivere, immergendosi in un’atmosfera autentica e senza tempo.